LA
CAGLIARI DI EFISIO MARINI
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Due immagini di Cagliari negli anni delle grandi
trasformazioni urbane.
A sinistra il Bastione di Saint Remy prima delle sistemazioni
di fine Ottocento
A destra Piazza Yenne con, in basso a destra, lo studio fotografico
di Agostino Lay Rodriguez
Da O. MACCIONI, Cagliari, fra cronaca e immagini, Cagliari 1982,
pp. 541 e 545
A
partire dall’Unità d’Italia si verificarono in Sardegna e
in particolare a Cagliari alcuni importanti fattori economici e
sociali destinati a modificare significativamente la storia della
città capoluogo.
Il primo fu l’abolizione del feudalesimo, che permise l’afflusso
di ingenti somme di denaro nelle casse dei feudatari locali, risarciti
dallo Stato per la cessione dei loro antichi possedimenti.
Il secondo si verificò nel 1866, quando Cagliari venne depennata
dall’elenco delle piazzeforti del Regno d’Italia.
Questi due eventi portarono, fra le altre conseguenze, all’apertura
delle mura cittadine e a un nuovo prorompente sviluppo urbano, con
l’arrivo in città di nuovi abitatori provenienti dal contado
e, in non rari casi, dalla penisola.
Lo sviluppo fu rapido e frenetico, la città prese ad estendersi
e a crescere come popolazione: circa 30000 abitanti alla metà
dell’Ottocento, quasi il doppio alla fine del secolo.
In molti erano attratti dalle potenzialità di sviluppo e
ricchezza che Cagliari offriva e sembrava ripetersi quel piccolo
“rinascimento” vissuto nel XV secolo, con la fine delle guerre per
l’occupazione dell’isola e la stabilità sociale.
Nascevano le prime fabbriche e manifatture, mentre i cagliaritani
cominciavano ad acquisire una diversa considerazione di sé
e del luogo in cui vivevano: ora sentivano di voler abitare in una
vera città, come Torino, Roma o le grandi metropoli francesi
e tedesche. Un non immotivato sogno di grandeur che li portò
in breve tempo a redire ambiziosi piani regolatori, costruire edifici
pubblici degni di un grande centro, una rete di infrastrutture (strade,
mezzi di trasporto, illuminazione, acquedotti, fognature mercati)
all’altezza delle nuove complesse esigenze.
Parallelamente si evolveva, come un fatto naturale, il panorama
culturale, con l’attività di scienziati, intellettuali, eruditi
che si aprivano al mondo e facevano conoscere Cagliari e la Sardegna
al di fuori degli abituali e ristretti circuiti in cui l’isola si
collocava.
Le fotografie dell’epoca seguono questo suggestivo sviluppo (uno
studio dal quale è imprescindibile partire, per conoscere
Cagliari e la Sardegna di quegli anni è O. MACCIONI, Cagliari,
fra cronaca e immagini, 2 volumi., Cagliari 1982).
I primi fotografi operanti in Sardegna furono dei veri e propri
pionieri, spesso caratterizzati da una storia affascinante: Edouard
Delessert e il cagliaritano Agostino Lay Rodriguez ebbero come scopo
del proprio lavoro quello di catturare la realtà che li circondava
in tutti i suoi aspetti, alti o umili. Questo seppero fare con un
impegno e una professionalità altissime, confrontandosi spesso
con colleghi illustri e famosi di altre parti d’Europa.
Il
fotografo cagliaritano Agostino Lay Rodriguez
Da O. MACCIONI, Cagliari, fra cronaca e immagini, Cagliari 1982,
p. 488
Proprio
l’attività di questi fotografi ci mostra le principali città
sarde, Cagliari e Sassari, pienamente inserite nel clima culturale
del secondo Ottocento, periodo in cui le ansie e le speranze del
neonato Regno d’Italia si amalgamavano con l’esplosione di nuovi
fermenti culturali e il veloce progredire delle scienze e delle
tecnologie, sostenute dall’ideologia positivista. Cagliari, in particolare,
espresse un’attività culturale e scientifica di livello non
inferiore a quella di altri centri italiani più grandi e
conosciuti, pur dovendo fare i conti con un ancora forte provincialismo,
la presupponenza e l’invidia di molti.
Nella Cagliari dell’epoca viveva lo scienziato Efisio Marini.
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